giovedì 4 luglio 2013

Le madri da accudire

..."L'amore, che è toglimento di morte (a-mors), confina con la morte, e sottilissimo è il margine che vieta di oltrepassare il limite che fa di uno sguardo sereno uno sguardo tragico. Per questo, quando un figlio nasce e cresce, bisogna accudire le madri. Troppa è la metamorfosi del loro corpo, la rapina del loro tempo, l'occupazione del loro spazio fisico ed esteriore, interiore e profondo. E quando l'anima è vuota e nessuna carezza rassicura il sentimento, lo consolida e lo fortifica, il terribile è alle porte, non come atto inconsulto, ma come svuotamento di quelle risorse che fanno argine all'amore separandolo dall'odio, allo sguardo sereno che tiene lontano il gesto truce.

Non basta che i padri assistano al parto, come è costume dei tempi, molto più utile assistere madre e figlio nel logorio della quotidianità, accarezzare l'una e l'altro per cercare quell'atmosfera di protezione che scalda il cuore e, col calore che genera, tiene separato l'amore dall'odio.

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Per questo natura vuole che a generare siano in due, non solo al momento del concepimento e del parto, ma soprattutto nel momento dell'accudimento e della cura. Dove a essere accudito, prima del figlio che segue la sua cadenza biologica, è la madre, che ha messo a disposizione prima il suo corpo, poi il suo tempo, poi il suo spazio esteriore e interiore, infine l'ambivalenza delle sue emozioni che camminano sempre sfiorando quel confine sottile che separa e a un tempo congiunge la vita e la morte, perché così vuole la natura nel suo aspetto materno e crudele.

Un invito ai padri: tutelate la maternità nella sua inconscia e sempre rimossa e misconosciuta crudeltà. Questa tutela ha un solo nome: "ACCUDIMENTO", per sottrarre le madri a quella luce nera e così poco rassicurante che fa la sua comparsa nell'abisso della solitudine.



U. Galimberti.

La Repubblica, 2 dicembre 2004


Grazie Giovanna!